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Segnalato da: Little Jo |
Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi |
"E' grave e contraddittorio -dice all'Agi don Davide Pagliarani, numero uno della Fraternità in Italia, reduce dalla casa madre di Ecône- che il Papa abbia definito con i Vescovi d’Oltralpe il suo motu proprio Summorum Pontificum un atto di tolleranza a scopo pastorale. |
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Il sito ufficiale della Fraternità -facciamo notare a don Pagliarani- sottolinea però che Benedetto XVI "non vede alcuna opposizione dottrinale fra la Messa tridentina e la Messa conciliare, insistendo sull'arricchimento reciproco che esse possono e devono apportarsi l'un l'altra". |
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"Il nostro sito -risponde don Pagliarani- è un'agenzia di informazioni ed è chiaro che nell'informare evidenzia alcuni elementi. Ma non ha il compito di prendere posizione a nome della Fraternità. Sul punto della Messa tridentina, è chiaro che non possiamo essere d'accordo sull'affermazione del Papa che i due riti si arricchiscono a vicenda. È impossibile. I due riti si fanno la guerra, presuppongono due ecclesiologie incompatibili tra di loro su molti punti, dal concetto di sacerdozio a quello di sacrificio. Ecco perche' i Vescovi hanno reagito contro il motu proprio di Benedetto XVI. Nessuna persona di buon senso può credere alle parole del Papa su questo punto ed io dubito che in cuor suo il Papa possa pensare realmente così". |
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Il capo dei lefebvriani italiani è cauto sulle aperture emerse nel recente convegno sul motu proprio "Summorum Pontificum" al quale hanno partecipato sia il presidente della commissione Ecclesia Dei, il Cardinale Dario Castrillòn Hoyos, sia il segretario della stessa commissione, Monsignor Camille Perl, il quale ha denunciato che la maggioranza dei Vescovi italiani ostacola l'applicazione del motu prorpio sulla Messa in latino. |
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"Innanzitutto - dice don Pagliarani - bisogna precisare che il convegno non l'ha organizzato il Vaticano ma alcuni sacerdoti che hanno cominciato a celebrare la Messa tridentina. Hanno invitato un po' di persone e tra queste, naturalmente, il Cardinale Castrillon Hyos e Monsignor Perl. Tutto qui". |
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Alla domanda se gli organizzatori fossero sacerdoti cattolici o lefebvriani, don Pagliarani risponde significativamente così: |
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"Un lefebvriano medio ritiene un dovere di coscienza per il bene della Chiesa resistere al Concilio e vive l'ostracismo del Vaticano come un prezzo da pagare per restare fedele alla Chiesa cattolica. La nostra e' una situazione eccezionale legata alla crisi della Chiesa". |
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Par di capire allora che rispetto alla rottura dello scorso giugno, dopo l'ultimatum del Cardinale Castrillon Hoyos, il dialogo tra il Vaticano e la Fraternità non sia ripreso. |
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"Non si tratta di un problema politico-diplomatico. Nell'ottica della Fraternita' -risponde don Pagliarani- il problema è la crisi della Chiesa. La Fraternità cesserà di essere un problema quando la crisi sarà risolta. Non ci sono novità in senso politico-diplomatico, anche se ci sono tanti elementi nuovi. Ma sono situazioni che devono maturare". |
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Qual è la situazione in Italia? Sono davvero così agguerriti i Vescovi nell'ostacolare l'applicazione del motu proprio? |
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"E' evidente -risponde Pagliarani- che buona parte dell'episcopato s'è mostrata contraria al motu proprio di Benedetto XVI. Ma non è giusto generalizzare: ci sono anche Vescovi che celebrano e non ostacolano. Devo però onestamente dire che i Vescovi contrari al motu proprio, pur nell'errore, si sono resi conto che le due Messe presuppongono due ecclesiologie incompatibili. Nel loro errore c'e' una logica". |
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